Non sono mai riuscito a capire se sia positivo o no avere come madre una “maestra”, ma non solo come maestra di vita, ma che esercita nella vita tale professione. – Oggi non andrai a scuola, verrai a Catania con me e i miei alunni, ho chiesto il permesso al Dirigente, ti porterò a vedere uno spettacolo speciale: l’Opera dei Pupi. Avevo quasi sette anni e a quell’età non ti è concesso disubbidire….non serve. Arrivo a Catania , un piccolo teatro e soprattutto un piccolo palcoscenico che improvvisamente si illumina, calano dall’alto come per magia, tanti pupazzi che cominciano a sguainare spade luccicanti che sbattendo producono un forte rumore metallico che ti sorprende e cattura la tua attenzione fino a farti spalancare la bocca e lasciarti sorpreso. Cit…
L’ EPICA MEDIEVALE NELLA TRADIZIONE DEI PUPI SICILIANI
L’epica medievale è l’insieme dei racconti, in prosa o versi che hanno come protagonisti i cavalieri. Il ciclo cosiddetto “carolingio” fa parte, come il ciclo bretone, di carattere epico-cavalleresco, che si sviluppò immediatamente dopo l’anno Mille e che celebrava nelle sue composizioni in versi i valori più alti della società aristocratica. Al ciclo carolingio appartengono le canzoni di gesta (chansons de geste), che esaltano le imprese straordinarie dell’imperatore Carlo Magno (742-814) e dei paladini di Francia, cioè tutti i nobili della sua corte, primo tra tutti Orlando (nipote di Carlo),che combattono per alti ideali, come la fede religiosa, la patria, il sovrano, l’onore. Cit…
I pupi siciliani: ciò che resta di una variegata tradizione popolare.
Se vi è mai capitato di andare in Sicilia, è quasi impossibile che voi non abbiate visto, magari in qualche negozio di souvenir, dei coloratissimi burattini rappresentanti guerrieri. Queste marionette sono comunemente chiamate “pupi”, parola che deriva dal latino pupus e significa bambino. I guerrieri rappresentati dai pupi differiscono fra di loro per la colorazione dei vestiti, gli stemmi degli scudi e il colore dei capelli e della pelle. Questi personaggi fanno parte del famoso ciclo Carolingio, sviluppatosi in Francia nel X secolo. A questo ciclo appartiene la famosissima Chanson de Roland, la Canzone di Orlando. Una domanda sorge spontanea: come hanno fatto queste opere ad arrivare in Sicilia? Tra i tanti dominatori della Sicilia ci furono i Normanni, popolazione originaria dell’Europa settentrionale che giunse nell’isola circa nell’XI secolo. Furono loro, probabilmente, ad esportare nel sud Italia l’epopea Carolingia, che ha incantato grandi e piccini per secoli grazie alla rappresentazione tramite pupi. Cit…
L’EPICA MEDIEVALE NELLA TRADIZIONE DEI PUPI SICILIANI
L’epica medievale è un insieme di racconti che possono essere scritti sia in versi che in prosa e hanno come protagonisti i cavalieri. Sono due gli esempi tipici di testi che affrontano il tema epico-cavalleresco e precisamente il Ciclo Bretone e il Ciclo Carolingio. L’epica medievale si diffonde a partire dall’XI secolo inizialmente in Francia e successivamente in altri luoghi europei. Una vasta materia che tratta di eventi storici e un esempio potrebbe essere la Chansons de Geste (canzoni di gesta) che celebrano le imprese di Carlo Magno e dei suoi paladini. Una celebrazione particolare e significativa dell’epica medievale è rappresentata dall’Opera dei pupi. L’opera dei pupi è un tipo di rappresentazione teatrale di marionette che si affermò nell’Italia Meridionale e soprattutto in Sicilia verso la prima metà del ‘900. I protagonisti di questi spettacoli erano Carlo magno e i suoi paladini. La parola Pupo deriva dal latino pupus che significa bambinellu, in dialetto siciliano bambineddu. Cit…
L’opera dei Pupi e la sua nascita
I pupi sono le classiche marionette che accompagnano l’opera teatrale; rappresentano, infatti, l’espressione dello spirito epico, eroico e cavalleresco. Inoltre, rappresentano anche l’identità e la cultura di un popolo, la cui arte sopravvive tutt’oggi nella Sicilia contemporanea. Si fissa la nascita dell’opera dei Pupi intorno all’ottocento, anche se è più veritiera la tesi che pone la nascita di questa forma teatrale intorno al XVI secolo.
I temi rappresentati derivano dalle Chansons de geste ,che narravano le imprese di Carlo Magno e dei suoi paladini. Esse costituiscono una serie di opere appartenenti al cosiddetto ciclo Carolingio che affronta un periodo storico che va dalla morte di Pipino il Breve a quella dell’Imperatore Carlo Magno. Molto spesso, nelle storie narrate dai Pupari, compare il ladrone, destinato in origine ad attirarsi le antipatie del pubblico e di esser rappresentato come un personaggio sporco, che compie azioni abbastanza sgradevoli come furti. Dopo il 1860 la rappresentazione di tale personaggio cambia: Rinaldo, ad esempio, rappresenta l’uomo forte che ha il coraggio di opporsi allo schema sociale. Ci sono, però, anche altre tematiche che hanno avuto uno sviluppo semplicemente locale. Cit…
L’ EPICA MEDIEVALE NELLA TRADIZIONE DEI PUPI SICILIANI
L’epica medievale è un insieme di racconti, in prosa o versi che hanno come protagonisti i cavalieri. Il ciclo cosiddetto “carolingio” , come il ciclo bretone, affronta temi epico-cavallereschi, che si svilupparono immediatamente dopo l’anno Mille e che celebravano in versi i valori più alti della società aristocratica. Al ciclo carolingio appartengono le canzoni di gesta (chanson de geste), che esaltano le imprese straordinarie dell’imperatore Carlo Magno (742-814) e dei paladini di Francia, cioè tutti i nobili della sua corte, primo tra tutti Orlando (nipote di Carlo), che combattono per alti ideali, come la fede religiosa, la patria, il sovrano, l’onore. Cit…
LU CUMMATTIMENTU DI ORLANDU E RINARDU
Lu Cummattimentu di Orlandu e Rinaldu
Vidìti quantu po’ ‘n pilu di fimmina!
Dui palatini, ca su’ du’ pileri,
per causanza di la bella Angelica
su’ addivintati du’ nimici fêri.
Ecculi in campu, unu contra all’autru
ca cercanu mangiàrisi ppi lupi;
avi quasi tri jorna ca cummattunu…
– Oh, non è cosa d’òpira di pupi!
Chista ca vi raccuntu è vera storia
scritta sopra dei fatti naturali
da un cappuccinu ca campava all’epuca
e vitti unu di tuttu, tali e quali.
Orlando a ‘n certu punto era stanchissimu,
mentri Rinardu ancora ci agguantava,
per la scacione ca sennu chiù sengulu
faceva menu sforzu e non sudava.
Ma chiddu, ccu ‘dda lingua, era un santissimu
diavulu e circava d’avvilillu,
icennuci: «Com’è ca mi giustifichi
‘ssi beni? D’unni vinniru? Dimmillu!…
«Ti pari ca non sacciu, mulu fausu,
ca si’ lu pataternu dei spatazza?
Ca ci vinnisti a tutti li tò fimmini
anchi la stuppa di li matarazza?§
«Ti pari ca non sacciu, ‘nta sittemmuru,
quannu passaru sutta li to’ paesi,
he ci assurtasti, unu appressu all’autru,
chiù di setticentu maganzesi?
«Ti pari ca non sacciu che coi pìcciuli
che ci truvasti dintra il saccappano
ti fabbricasti il tanto sbrendidissimo
castello anticu to’ di Montarbano?»
E ‘ntantu furriò la spada all’aria
e desi un corpo d’accussì trementi,
che se Rinardo non faceva un sàvoto
era pirdutu irremissibilmenti.
Questo però si piglia la rivincita
e ci dici: «Va beni; ma, ora va,
i m’ha’ saputu fari tanti pìcciuli
signu ca tegnu morta abilità.
Ma tu, ccu tuttu ca si’ putintissimu,
parenti di lo stisso Imperaturi,
ecco ca si’ arridduttu a peri scàusi,
comu si fussi un tinto muraturi.
«Talìiti allo specchio, gran riddicolo,
vìriti questo tuo nasoni storto
vi ragiuni la liggiatra Angelica
ca non senti ppi tia nuddu trasporto.
«Aspetta, aspetta, ca m’abbasta l’animo
ccu ‘n corpu sulu della mia fusberta
di apparaggiarti questa tua probosciti!…
Così dicendo si ‘nquartò alla sverta
fici girari l’arma comu anìmmolo
e quannu s’addunò che il sulo vento
che procedeva arrifiscava l’aria,
fici calari lesto il suo fendento!…
Orlando arriniscìu a parallo subito,
chè avendo ‘ntiso pria la friscanzana,
s’aveva quartiato e in modo energeco
aveva arzata la sua trullintana.
E quannu s’addunò che nello scìnneri
la spata di Rinardo avìa azziccato
dintra il tirrenu e non puteva nésciri
dissi: «putenti Dio sacramintato!
Ecco arriva l’ora tua prenobisi,
Rinaldo, ti po’ fari il tuo tabuto!»
E con un corpo di spatancia in súpira
lo buttò al suolo, quasi tramortuto.
«Ah, vili» dissi quello, nel sosìrisi
comu si fòra un jattu suriano »
questa è la tua omirtá, che voi ferìrimi
mentre che sono senza spata a mano?
«Ah, sì, t’arricanuscio, arrifardissimo,
potenti vile e figlio di… bagiana,
non fusti tu ca ci facisti il traino
ad Adalmonti, sutta la funtana?
«Prènditi la distanza e se sei abeli
vénicci facci a facci e pugno a pugno,
che t’ariddúcio questa facci giàlina
e tappïata peggio d’un cutugno!»
«Sì sbavaldoso che tu sei» ci arrébrica,
Orlando paladino «eccomi quane,
ti voglio far provare il mio terribeli
brando e la forza di codeste mane»
E nel contempo tutti e due s’arrassano,
pigliano ciato e con le quattro braccia
sollevano le spate sopra i cranii
e ognun si parti in atto di minaccia.
Succedi l’urto, i due spate s’incrociano,
sàtano l’elmi suoi ben presto rotti,
e cadono storditi ambo all’unisono,
per setti giorni intere e sette notti!
EPICA MEDIEVALE NELLA TRADIZIONE DEI PUPI SICILIANI
L’ Opera dei Pupi è un particolare tipo di teatro delle marionette che si affermò nell’Italia meridionale e soprattutto in Sicilia tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. I pupi siciliani si distinguono dalle altre marionette specialmente per la loro peculiare meccanica di manovra e per il repertorio, costituito quasi per intero da narrazioni cavalleresche derivate in gran parte da romanzi e poemi del ciclo carolingio. Anche se attualmente tale espressione artistica ha perso la popolarità di un tempo a causa della concorrenza di altre forme culturali d’intrattenimento come il cinema e la televisione, evento che ha portato i Pupari a chiudere alcuni teatri, e nonostante le critiche di alcuni dotti che l’hanno giudicata una forma d’arte adatta semplicemente ad un pubblico poco istruito, ancor oggi essa è un simbolo isolano ed attira tutti coloro che vogliono immergersi nel folclore siciliano ed è anche un degno argomento per la realizzazione di mostre. L’opera dei pupi siciliani segue o il racconto orale, che i cantastorie recitavano nelle piazze, o quella gestuale della danza con le spade, antica rappresentazione di combattimento, che si rifaceva ai riti di fertilità. Cit…
L’EPICA MEDIEVALE NELLA TRADIZIONE POPOLARE DEI PUPI SICILIANI
L’epica medievale si sviluppa maggiormente nella Francia settentrionale e poi in altri luoghi d’Europa a partire dall’XI secolo. Quest’ultima tratta il racconto di eventi storici che esprimevano i valori collettivi. Essi trovano voce nelle Chansons de geste (imprese di gesta). Queste canzoni si basano principalmente sulle avventure di Carlo Magno e dei conti palatini. La diffusione di questa cultura, per lo più orale, avvenne tramite la figura del giullare, uomo dotato di cultura con il compito di intrattenere il pubblico o nelle piazze o durante i banchetti all’interno delle corti. Senza dubbio la chanson de geste più celebre è la Chanson de Roland (canzoni di Orlando) che parla delle avventure di Orlando e degli altri conti palatini. La letteratura medievale si svilupperà nel corso dei secoli anche in Sicilia grazie a delle rappresentazioni sia teatrali che all’aperto ad opera dei giullari. In questo contesto si sviluppa in Sicilia la tradizione popolare dei pupi siciliani. Quest’ultima è una particolare forma di teatro che vede protagonisti dei burattini vestiti e con atteggiamenti tipici di persone normali. Coloro che curavano le rappresentazioni teatrali erano definiti ‘pupari’ e si occupavano della sceneggiatura e del vestiario dei pupi. L’epica cavalleresca si ricollega alla tradizione popolare dei pupi siciliani perché le opere dei pupi vedevano protagonisti Carlo Magno e i suoi fedeli paladini. I pupari infatti attraverso queste marionette rielaboravano la storia per poi riprodurla davanti a un pubblico. I principali personaggi Carlo Magno e i due paladini più famosi e più amati: Orlando e Rinaldo.
SARA SCAGLIONE III A
Quantu eve bedda ‘sta Sicilia ri pupi
Il tacco d’Italia, l’isola più grande del Mediterraneo, l’antico porto e granaio romano, il luogo di coesitenza culturale ampia e varia: questa è la nostra Sicilia! Essere fieri del proprio territorio, saperlo apprezzare ed amare sono le sfide più ardue per gli uomini, giacché essi credono che sia l’erba del vicino ad essere sempre più verde, non rendendosi conto della pingue ricchezza da essi posseduta. Il nostro tendere ad ammirare quanto altri popoli hanno fatto ci rende blandi e sciocchi, cossiché ci occorre qualcuno o qualcosa in grado di aprire i nostri occhi e far sì che essi rimangano sempre tali. La condizione dei siciliani ci porta ad identificarli come una comunità separata dal resto d’Italia e in situazione di estremo stallo economico-culturale; ma a che cosa serve del resto la cultura? A nulla, o almeno questo è il pensiero di chi cerca di sopprimerla con ogni mezzo moderno , e non è necessario specificare ulteriormente, poichè ognuno sà di esser divenuto schiavo della tecnologia e di essere sul punto di perdere ciò che alle volte si è tentati a non considerare. Cit…
LA TRADIONE POPOLARE DEI PUPI SICILIANI
Nella nostra Sicilia ancora sopravvive un teatro che rispecchia l’identità di un paese, si tratta di una delle attestazioni di arte e cultura popolare: i pupi siciliani, delle marionette, simbolo di riscatto di una classe sociale. Le marionette del Settecento venivano animate dall’alto per mezzo di una sottile asta metallica collegata alla testa per mezzo di più fili, consentendo i movimenti di braccia e gambe. Per quanto riguarda la nascita della prima Opera dei Pupi, essa si ha nella prima metà dell’ Ottocento nell’ Italia meridionale e soprattutto in Sicilia, ma alcuni pensavano che questa particolare forma teatrale provenisse dalla maestria di certi siracusani abili nel far costruire e muovere marionette. I pupi siciliani si distinguono dalle altre marionette essenzialmente per la loro peculiare meccanica di manovra e per il repertorio, costituito quasi per intero da narrazioni cavalleresche derivate da romanzi e poemi del ciclo carolingio. Quest’ opera seguì sia il racconto orale, il quale veniva recitato da diversi cantastorie di piazza in piazza, sia quello gestuale della danza con le spade (antica rappresentazione di combattimento). Cit…
I PUPI SICILIANI: la più invisibile delle guerre invisibili
L’Opera dei Pupi (Òpra dî Pupi in siciliano) (dal latino pupus, i, che significa bambinello) sono le caratteristiche marionette armate di quel teatro epico popolare i cui protagonisti sono Carlo Magno e i suoi paladini. Le gesta di questi personaggi sono trattate attraverso la rielaborazione del materiale contenuto nei romanzi e nei poemi del ciclo carolingio, probabilmente sono arrivati dalla Spagna di Don Chisciotte, che operò a Napoli e a Roma, ma soprattutto, dalla prima metà dell’Ottocento, in Sicilia, dove avrebbe raggiunto il suo massimo sviluppo. Il teatro dei pupi, inserito dal 2001 nell’elenco dei Beni immateriali dell’umanità perché rispecchia l’identità di un paese e di un popolo, è una delle attestazioni di arte e cultura popolare che ancora sopravvive nella Sicilia contemporanea. Cit…
Siamo tutti Pupi
L’ opera dei pupi, che all’ inizio di questo secolo venne aggiunta all’ elenco dei beni dell’umanità poiché rispecchia le caratteristiche di un popolo, è una forma d’arte sviluppatasi tra la metà dello Ottocento e l’inizio del Novecento, arte che ancora oggi sopravvive in Sicilia. Altri studiosi riconducono la nascita dei pupi alla bravura di alcuni maestri siracusani ai tempi di Socrate e di Senofonte. I temi trattati durante questi spettacoli derivavano dalla chanson de Roland, raccolta di canti che narrano le imprese di Carlo Magno e dei suoi paladini, opera dell’undicesimo secolo scritta in Francia in lingua d’oïl, e anche da grandi poemi epico-cavallereschi (come l’ Orlando furioso e l’ Orlando innamorato). Le prime marionette vennero realizzate intorno al Settecento, ma importanti innovazioni tecniche che contribuirono a rendere questo spettacolo ancora più affascinante vennero fatte nell’ Ottocento; infatti, da quel periodo in poi, le armature vengono realizzate in metallo e un’asta di ferro guida la mano destra che rende possibile il movimento della spada. I pupi non hanno fili come le marionette ma si muovono grazie a delle anse. Cit…
Custodire il nostro patrimonio culturale: IMPERATIVO CATEGORICO
E quanto sarebbe bello tornare indietro e lasciarsi travolgere da uno di quei racconti d’avventura di eroi, o d’amore, o di storie di omicidi passionali che narravano i famosi cantastorie per le strade! Questi tramandavano la vecchia cultura Siciliana che vede nel bandito l’eroe popolare, nel delitto d’onore un gesto eroico, nel traditore ed infame l’essere reietto da odiare, una vecchia cultura popolare scomparsa con il cambiamento e l’evoluzione della nostra società. Successivamente il racconto orale delle piazze si trasferisce in teatro, prende corpo e movenza attraverso i pupi; nasce così l’opera dei pupi (Òpra dî Pupi in siciliano), teatro epico popolare che rievoca le epiche gesta cavalleresche come quelle dei Paladini di Carlo Magno in lotta contro i Saraceni nelle Chanson de Roland, o di altri poemi epici come Orlando Furioso, Orlando Innamorato e il Morgante Cit…
La tradizione dei Pupi
Tra l’XI e il XII secolo si diffuse in Francia una produzione letteraria che tratta le imprese di eroi e di guerra: sono le “chansons de geste”, giunteci anonime, scritte in lingua d’oïl, il volgare parlato a Nord della Francia. Il termine “chansons” allude al fatto che questi testi venivano cantanti; invece “geste” al fatto che narravano le imprese compiute dagli eroi del tempo.
L’argomento era quasi sempre lo stesso: le gesta eroiche di Carlo Magno e dei suoi paladini. Il racconto si basava su una realtà storica, ma trasfigurata in luce leggendaria.
Senza dubbio la canzone di gesta più conosciuta è La chanson de Roland, che narra le avventure di Orlando e di altri undici paladini del re Carlo Magno inviati in guerra contro i musulmani di Spagna.
Le canzoni venivano tramandate oralmente dai giullari che giravano di corte in corte per intrattenere il pubblico. Successivamente la figura del giullare viene sostituita da quella del cantastorie, un artista di strada che raccontava con il canto, una storia di epoca medievale. Cit…
I Pupi Siciliani dal 2001 nell’elenco dei Beni
L’ Opera dei Pupi nasce originariamente a Napoli e nei suoi dintorni intorno alla prima metà del XVIII secolo, ma trova la sua massima fioritura nel secolo successivo nel territorio siciliano. La figura del puparo, però, sembra essere molto più antica e risalire addirittura ai tempi di Socrate e Senofonte; il suo ruolo è quello del cantastorie che narra le vicende dei suoi eroi attraverso la rappresentazione teatrale di marionette o pupi. Le innovazioni tecnologiche dei secoli XVIII e XIX , usate su questi per migliorarne i movimenti e la postura, ne aumentarono il numero degli ammiratori.
Le marionette del Settecento venivano animate dall’alto per mezzo di una sottile asta metallica, collegata alla testa attraverso uno snodo e per mezzo di più fili che consentivano i movimenti delle braccia e delle gambe. In Sicilia, nella prima metà dell’Ottocento, un geniale artefice di cui ignoriamo il nome escogitò gli efficaci accorgimenti tecnici che trasformarono le marionette in pupi. Egli fece in modo che l’asta di metallo per il movimento della testa non fosse più collegata ad essa tramite uno snodo, ma la attraversasse dall’interno e – cosa ben più importante – sostituì il sottile filo per l’animazione del braccio destro con la robusta asta di metallo, caratteristica del pupo siciliano. Questi nuovi espedienti tecnici consentirono di imprimere alle figure animate movimenti più rapidi, diretti e decisi, e perciò particolarmente efficaci per “imitare” sulla scena duelli e combattimenti, che tanta parte avevano nelle storie cavalleresche. I pupi siciliani si distinguono, infatti, dalle altre marionette essenzialmente per la loro peculiare meccanica di manovra e per il repertorio, costituito quasi per intero da narrazioni cavalleresche derivate in gran parte da romanzi e poemi del ciclo carolingio. Cit…
I PUPI SICILIANI: RISCOPERTA DELLA CULTURA E DELLA TRADIZIONE
Ci troviamo a Randazzo, cittadina Siciliana della provincia di Catania che ospita una vasta collezione di pupi Siciliani composta da 37 marionette che rappresentano i personaggi della Chanson de Roland. La collezione fu realizzata tra il 1912 e il 1915 dallo scultore Emilio Musumeci e utilizzata dal puparo messinese Ninì Calabrese. Un tempo, questa collezione era collocata in una delle sale del Castello Carcere, ma adesso grazie al Distretto Taormina Etna è riuscita a trovare una sede tutta sua con la recente inaugurazione del “Museo dell’Opera dei Pupi”.
“Tutto ha origine da un episodio casuale, una semplice proposta di vendita da parte di una signora che ereditò parte di un’antica collezione di Pupi siciliani.” – ci dice il professor Salvatore Agati, ex sindaco di Randazzo. Cit…
La tradizione dei “pupi siciliani”: l’epica medievale del XIX secolo
Ma perché una pagina di gossip è preferita ad una rivista folklorica? Le tradizioni sono parte essenziale della storia di un popolo, le faccende altrui ne sono la distruzione. Dunque continuate a leggere se lo ritenete necessario. I “pupi siciliani”, o meglio “Opera dei pupi”. Una bella storia, che nasce da molto lontano e che non vuole, non può fermarsi in un’epoca in cui, bisogna ammetterlo, non c’è spazio per la sua valorizzazione. Piace credere, però, che faranno ancora parte della memoria storica dei Siciliani. Or dunque l’Opera dei pupi è un genere teatrale in cui i protagonisti sono le “marionette”, pupazzi in legno che i “pupari” governano dall’alto attraverso dei fili. Si sviluppa ed entra in pieno vigore prima della metà dell’Ottocento e fa dell’epica medievale la sua materia principale. Cit…
PUPO IO, PUPO LEI, PUPI TUTTI!
L’Opera dei Pupi è la rappresentazione, tipicamente siciliana, del teatro di figura. Tale tradizione si affermò in Sicilia durante la prima metà del XX secolo. I pupi, dal latino “pupus” che significa bambino, sono le marionette del teatro epico medievale e rievocano le epiche gesta cavalleresche dei Paladini di Carlo Magno. Infatti i pupi interpretano personaggi come Orlando, Marsilio, Rinaldo, Angelica, in storie tratte dalla Chanson de Roland, dalla Gerusalemme liberata o dall’Orlando furioso. L’opera andava in scena in piccoli teatri o all’aperto nelle piazze. Cit…