L’EPICA MEDIEVALE NELLA TRADIZIONE DEI PUPI SICILIANI

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L’epica medievale è un insieme di racconti che possono essere scritti sia in versi che in prosa e hanno come protagonisti i cavalieri. Sono due gli esempi tipici di testi che affrontano il tema epico-cavalleresco e precisamente il Ciclo Bretone e il Ciclo Carolingio. L’epica medievale si diffonde a partire dall’XI secolo inizialmente in Francia e successivamente in altri luoghi europei. Una vasta materia che tratta di eventi storici e un esempio potrebbe essere la Chansons de Geste (canzoni di gesta) che celebrano le imprese di Carlo Magno e dei suoi paladini. Una celebrazione particolare e significativa dell’epica medievale è rappresentata dall’Opera dei pupi. L’opera dei pupi è un tipo di rappresentazione teatrale di marionette che si affermò nell’Italia Meridionale e soprattutto in Sicilia verso la prima metà del ‘900. I protagonisti di questi spettacoli erano Carlo magno e i suoi paladini. La parola Pupo deriva dal latino pupus che significa bambinellu, in dialetto siciliano bambineddu.

I pupi sono le tipiche marionette armate del teatro epico-popolare. I pupi esprimono spirito epico, eroico e cavalleresco, che dalla Chansons de geste ai grandi poemi dell’Ariosto segna lo sviluppo dell’educazione sentimentale e di una visione etica e poetica del mondo. I pupari con delle aste muovono questi pupi su delle scene teatrali colorate ed ingenue. Questi pupi vengono mossi a suon di spade e scudi. All’inizio a tramandare la conoscenza di queste storie furono soprattutto i cuntastori, i quali prima che iniziasse la rappresentazione teatrale esponevano un cartello con raffigurata la scena principale della storia che doveva essere rappresentata e la trama. Riccamente decorati e cesellati, con una struttura in legno, i pupi avevano delle vere e proprie corazze e presentavano delle caratteristiche diverse anche nelle movenze a seconda della scuola di appartenenza in palermitani o catanesi. La differenza più evidente stava nelle articolazioni: leggeri e snodabili i palermitani (comunque difficili da manovrare), più pesanti e con gli arti fissi i catanesi (ma più semplici da manovrare).Il puparo si occupava dell’intero spettacolo, delle sceneggiature, dei pupi, e con un timbro di voce particolare riusciva a dare suggestioni, ardore e pathos alle scene epiche rappresentate. I pupari, pur essendo molto spesso analfabeti, conoscevano a memoria opere come la Chanson de Roland, la Gerusalemme liberata e l’Orlando furioso. Ogni pupo rappresentava tipicamente un preciso paladino, caratterizzato per la corazza ed il mantello e gli spettatori usavano parteggiare per uno. Le armature e i costumi dell’opera dei pupi, però, erano senza tempo. Spesso la rappresentazione, si chiudeva con la farsa, uno spettacolo di marionette di tono allegro e buffo, con temi tratti dai personaggi delle tradizionali favole siciliane.
Carlotta Cimbali III A

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