Una ragazza speciale.

Mi sono sempre chiesta perché la società avesse bisogno di giudicarti.
E’ il primo giorno di scuola. E’ un giorno speciale, perché era nuova la scuola, nuovi i compagni e nuovi i professori.
Con un grande sorriso e lo zaino in spalla scendo dall’auto di mia madre verso la scuola.
Mi sento osservata, molto osservata :
– Perché queste ragazze mi fissano sghignazzando? penso tra me e me.
Superato quel momento di grande disagio entro in classe.

Nella ricreazione faccio amicizia con due ragazze, Cristina e
Elisa che sembrano essere molto simpatiche. Ma le cose in una settimana cambiarono radicalmente. Ero ricoperta di
insulti dalla testa ai piedi.
Palla di grasso, così ero soprannominata. La situazione peggiorò sempre più: scherzi di cattivo gusto, oggetti che dal mio
banco finivano nel cestino e la ricreazione senza mangiare, perché la merenda toccava a chi ancora aveva fame.
Passavo interi pomeriggi a piangere, chiusa in me stessa.
Non avevo il coraggio di raccontare tutto a mia madre, perché me ne vergognavo molto. Mi sentivo sempre peggio e
e le giornate a scuola sembravano non finire mai.
Andare a scuola, ormai , era un inferno, e così l’unica soluzione era quella di fingere di stare male e di conseguenza
non andare a scuola.
In realtà la vera soluzione era quella di sparire, di essere dimenticata, di non esistere. Mi sentivo un errore,
un grande errore. Pensavo che la gente senza di me avrebbe avuto una vita più serena. Mi sentivo inutile,
non abbastanza e soprattutto sola. Non avevo un’ amica e nessuno con cui parlarne.
Erano parecchi giorni che non andavo a scuola e ormai mi ero abituata al fatto che rimanere a casa fosse l’unico modo
per non soffrire, anche se non affrontare il problema non avrebbe risolto nulla. Quando all’ improvviso sento suonare
alla porta. Era Cristina. Non credevo ai miei occhi!
Aveva avuto il coraggio di venire fin qui! Non le bastava quello che mi aveva fatto?
Voleva ancora ferirmi?
Rimasi in silenzio fino a quando lei disse:
– Sono qui per parlarti, non è come pensi. Mi sono resa conto di essere stata ingiusta nei tuoi confronti
e di non pensare veramente tutte le cattiverie che ho detto su di te. Credo di averlo
fatto per non essere esclusa dal gruppo. Voglio aiutarti a riprendere in mano la tua vita, ti fidi di me?
Titubante risposi: Sì…forse.
Il giorno dopo tornai a scuola e tutti si scusarono. Niente scherzi, nessuno oggetto nel cestino, finalmente la
normalità.
Da questa brutta esperienza ho imparato a rialzarmi più forte di prima e a trovare la forza per superare un
ostacolo.
B. A. 1A

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