La tradizione dei Pupi

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Tra l’XI e il XII secolo si diffuse in Francia una produzione letteraria che tratta le imprese di eroi e di guerra: sono le “chansons de geste”, giunteci anonime, scritte in lingua d’oïl, il volgare parlato a Nord della Francia. Il termine “chansons” allude al fatto che questi testi venivano cantanti; invece “geste” al fatto che narravano le imprese compiute dagli eroi del tempo.
L’argomento era quasi sempre lo stesso: le gesta eroiche di Carlo Magno e dei suoi paladini. Il racconto si basava su una realtà storica, ma trasfigurata in luce leggendaria.
Senza dubbio la canzone di gesta più conosciuta è La chanson de Roland, che narra le avventure di Orlando e di altri undici paladini del re Carlo Magno inviati in guerra contro i musulmani di Spagna.
Le canzoni venivano tramandate oralmente dai giullari che giravano di corte in corte per intrattenere il pubblico. Successivamente la figura del giullare viene sostituita da quella del cantastorie, un artista di strada che raccontava con il canto, una storia di epoca medievale.

In epoca moderna, invece, la letteratura epico-cavalleresca trova nell’Opera dei Pupi la sua massima espressione, interpreti eccezionali e ascoltatori interessati. I pupi si differenziano dalle altre marionette, oltre che per la manifattura, in particolare per gli argomenti trattati; nasce così la possibilità di associare alle immagini della fantasia eroica medievale le passioni e i sentimenti espressi dai pupi.
I pupi sono sostenuti da delle aste di metallo che sono tenute insieme e mosse dal “puparo”; i pupari diventano così dei veri e propri cantastorie che trasmettono gli ideali medievali quali la gloria, la fedeltà al proprio re, per la religione e per Dio, per nobilitare il proprio animo e non per diventare ricchi e potenti.
L’Opera dei Pupi trova la sua massima espressione in Sicilia, in particolare a Palermo, Noto e Catania, dove la tradizione è ancora molto viva.

Emma Capizzi IIIA

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