LA TRADIONE POPOLARE DEI PUPI SICILIANI

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Nella nostra Sicilia ancora sopravvive un teatro che rispecchia l’identità di un paese, si tratta di una delle attestazioni di arte e cultura popolare: i pupi siciliani, delle marionette, simbolo di riscatto di una classe sociale. Le marionette del Settecento venivano animate dall’alto per mezzo di una sottile asta metallica collegata alla testa per mezzo di più fili, consentendo i movimenti di braccia e gambe. Per quanto riguarda la nascita della prima Opera dei Pupi, essa si ha nella prima metà dell’ Ottocento nell’ Italia meridionale e soprattutto in Sicilia, ma alcuni pensavano che questa particolare forma teatrale provenisse dalla maestria di certi siracusani abili nel far costruire e muovere marionette. I pupi siciliani si distinguono dalle altre marionette essenzialmente per la loro peculiare meccanica di manovra e per il repertorio, costituito quasi per intero da narrazioni cavalleresche derivate da romanzi e poemi del ciclo carolingio. Quest’ opera seguì sia il racconto orale, il quale veniva recitato da diversi cantastorie di piazza in piazza, sia quello gestuale della danza con le spade (antica rappresentazione di combattimento).

Il racconto orale delle piazze, successivamente, si trasferì nei teatri, che attraverso i pupi presero movenza e corpo. I temi rappresentati in quest’ opera derivano dalla Chanson de Roland, racconto delle gesta di Carlo Magno e i suoi paladini, e anche da grandi poemi epico-cavallereschi italiani. Intorno a questo mondo fantastico si mossero artigiani costruttori, scultori, pittori, una moltitudine di misteri complementari al teatro dei pupi. La prima crisi riguardante il teatro dei pupi si manifestò verso gli anni trenta con la diffusione del cinema, ma fu superata facilmente poiché gli opranti continuarono ad aumentare. Marionette più ricercate, una manovra perfetta o una recita più appassionante erano caratteristiche del loro pubblico. Una seconda crisi invece si verificò con l’ arrivo della televisione seguita da un diffuso disinteresse per questa forma di teatro popolare, per il rifiuto verso un modello in cui la gente non si riconosce più. Nell’ era della tecnologia e della multimedialità quindi parlare di pupi evoca immediatamente immagini d’ altri tempi, di spettacoli di piazza, fra il vociare di minuscoli teatrini ed il rumore delle armature. Per concludere quando, in qualsiasi cotesto, si menziona il termine ”Sicilia”, l’ idea che si manifesta immediatamente nella mente di chiunque è quella di una terra sporca, una terra poco efficiente in tutti i settori della vita, una terra di approdo per numerosissimi migranti che si avventurano per nuove prospettive di vita. Per pochi e come per me, la parola ”Sicilia” è sinonimo di ricchezza, tradizione, arte e cultura. Perché qualcuno di voi, ha mai sentito parlare in televisione dei pupi siciliani, dell’ Opera dei Pupi? Avete mai assistito ad uno spettacolo di questo tipo? Avete mai letto su un qualche giornale qualcosa riguardo a questa meravigliosa forma d’ arte?
Giorgia Russo III A

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