Custodire il nostro patrimonio culturale: IMPERATIVO CATEGORICO

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E quanto sarebbe bello tornare indietro e lasciarsi travolgere da uno di quei racconti d’avventura di eroi, o d’amore, o di storie di omicidi passionali che narravano i famosi cantastorie per le strade! Questi tramandavano la vecchia cultura Siciliana che vede nel bandito l’eroe popolare, nel delitto d’onore un gesto eroico, nel traditore ed infame l’essere reietto da odiare, una vecchia cultura popolare scomparsa con il cambiamento e l’evoluzione della nostra società. Successivamente il racconto orale delle piazze si trasferisce in teatro, prende corpo e movenza attraverso i pupi; nasce così l’opera dei pupi (Òpra dî Pupi in siciliano), teatro epico popolare che rievoca le epiche gesta cavalleresche come quelle dei Paladini di Carlo Magno in lotta contro i Saraceni nelle Chanson de Roland, o di altri poemi epici come Orlando Furioso, Orlando Innamorato e il Morgante

. Le storie diventarono subito patrimonio popolare, i personaggi, i pupi, eroi portatori dei valori morali della civiltà occidentale, che veniva contrapposta a quella islamica. Un esempio è quello dei paladini che combattono per la religione, per l’amore, per la gloria, per la fedeltà e non per diventare ricchi e potenti. I pupi quindi sono caratteristiche marionette armate manovrate da i cosiddetti “pupari”. Siamo tutti dei pupi sosteneva Pirandello nella commedia il berretto a sonagli: «Pupi siamo, caro Signor Fifì! Lo spirito divino entra in noi e si fa pupo. Pupo io, pupo lei, pupi tutti”, gli uomini sono come tanti “pupi” nelle mani di un burattinaio che è il caso». Le prime produzioni di queste marionette risalgono già a partire dal settecento, mentre si affermano come lo spettacolo popolare più apprezzato verso la fine del ‘800. Intorno agli anni trenta, invece, avviene la prima crisi del teatro dei pupi parallelamente alla diffusione del cinema; tuttavia fu superata facilmente, poiché gli opranti continuarono ad aumentare e ognuno di loro aveva un proprio pubblico e si distingueva per caratteristiche e doti differenti. La seconda grande crisi si verificò negli anni Cinquanta con l’arrivo della televisione, quando cessò l’interesse per questa forma di teatro popolare. Dunque il mondo dell’opra si spezza e l’inettitudine della politica culturale disperde i pupari. Solamente Giacomo Cuticchio riesce a coinvolgere nel suo lavoro la famiglia con la quale continua a rappresentare nei vari paesini siciliani, sera dopo sera, il lungo ciclo della Storia dei Paladini di Francia, fino al 1969. Eppure l’esistenza della famiglia non era facile, poiché erano costretti a spostarsi continuamente durante anni durissimi dove mancavano le risorse più elementari. Nonostante quindi l’evoluzione dei tempi, quest’arte continua a sopravvivere, grazie soprattutto a famiglie come questa che cerca di custodire questo piccolo patrimonio culturale. Inoltre nel 2001 fu inserito nell’elenco dei beni materiali dell’umanità, perché rispecchia l’identità di un paese e di un popolo. Dovremmo dunque non perdere l’interesse per la nostra cultura, poiché è qualcosa che ci rappresenta nel mondo.

Elena Mazzurco Masi III A

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