Un’interpretazione del sentimento amoroso: Eros e Thanatos

images (1) L’amore è un sentimento assai nobile, connesso alle pulsioni più intime  dell’animo umano. È un mistero irrazionale, che non può essere spiegato ed è  forse proprio questa la ragione che lo ha reso fonte d’ispirazione per gli  artisti, ognuno dei quali ha provato a dare una sua personale interpretazione.  Tale interpretazione non sempre si svolge alla luce di osservazioni positive e  ne è un esempio il celebre ossimoro catulliano, “odi et amo”, il quale  evidenzia i sentimenti contrastanti nei confronti della donna amata di cui il  poeta non si capacita ed esprime un’idea di amore, compagno di dolore, che genera sofferenza nell’animo del poeta. Inoltre ricorrente nell’arte sembra essere il binomio amore-morte, laddove l’uno genera ed unisce, l’altro distrugge e allontana. Eros e Thanatos non sono altro che gli opposti principi che reggono il cosmo: l’uno principio di Vita, l’altro di Morte; appare dunque evidente come in questa specialità risieda l’origine della connessione tra i due. Nell’ambito delle arti figurative tale tematica è mirabilmente rappresentata dalla tela di Réne Magritte “Gli amanti”, in cui sono raffigurati due amanti che si baciano appassionatamente, con le teste coperte da un panno, che trasmette angoscia. L’opera è stata interpretata come il “bacio della morte” tra i due innamorati, forse defunti, nascosti dietro i loro sudari e impossibilitati a conoscersi perché privati dell’esperienza sensibile della vista. Alcuni critici ritengono che l’opera sia da collegare, in una più generale interpretazione, al suicidio della madre del pittore, che si gettò nel fiume Sambre con una camicia da notte avvolta sulla testa. In ambito letterario, per quanto concerne il binomio amore-morte, è certamente significativa l’interpretazione del grande poeta della letteratura italiana, Dante Alighieri, fornita nella “Divina Commedia”, Inferno, V, 97-107. Si tratta del noto episodio di Paolo e Francesca, posti nel secondo cerchio infernale, quello dei lussuriosi, e travolti da una “bufera infernal” come contrappasso alla loro vita terrena in cui si erano lasciati trascinare dalla passione, che aveva vinto ogni controllo razionale sugli istinti. Dopo il preambolo, la protagonista Francesca di Ravenna racconta al peregrino Dante la relazione adulterina col cognato Paolo, che condusse entrambi alla morte (“Amor condusse noi ad una morte”). Il sentimento amoroso appare in questa circostanza legato a doppio filo alla morte sia poiché è la causa che conduce gli innamorati a morire sia poiché sembra paradossalmente realizzarsi nella morte: gli amanti, la cui unione era impossibilitata in vita, si uniscono nella morte, secondo un tipico motivo cortese. Altra significativa interpretazione letteraria è quella che di Amore e Morte fornisce Giacomo Leopardi nell’omonimo componimento poetico: questi sono considerati dal poeta come fratelli generati dalla sorte di cui l’uno dà coraggio e rende eroici, spingendo l’uomo ad agire nobilmente, l’altra, che accompagna sovente il giovinetto Amore, viene invocata come bene supremo per liberare l’uomo dalle sofferenze terrene. Amore e Morte sono per Leopardi “le sole cose belle che ha il mondo, e le solissime degne di essere desiderate!!”. L’Amore è creatore del piacere maggiore che si possa trovare nell’esistenza universale e la Morte annulla ogni male, descritta nel componimento, al contrario di come la immagina chiunque sia privo di coraggio, come una bellissima fanciulla. Entrambi sono i maggiori motivi di conforto per ogni animo saggio. Appare dunque evidente come la tematica amorosa sia stata diversamente interpretata da svariati artisti e come sia possibile, nell’ambito di tali molteplici interpretazioni, ritrovare dei fili conduttori generali.
Fabio Schilirò

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