La nostra una lotta vera contro il bullismo, o no?


Sono tanti gli spot che si vedono in tv o le iniziative che vengono proposte contro il bullismo, un grave problema che va sempre più ad ampliarsi nelle scuole italiane, anche per merito della nuova tecnologia. Si sentono sempre più casi di omicidio, risse e molestie sessuali, il più delle volte postate sul web, suicidi da parte delle vittime che non sopportano più quella vita fatta solo di tormenti e minacce; per di più tutto ciò viene fatto solo “per gioco” come affermano gli stessi bulli. Nel suo articolo “Nonnismo a scuola per 8 studenti su 10” pubblicato da La Stampa, il giornalista Raffaello Masci afferma che ben il 78% dei ragazzi (sia maschi che femmine) frequentanti le scuole elementari e medie, sono state vittime delle angherie dei propri coetanei attraverso scontri fisici e verbali.

Ma in cosa consiste il bullismo? A parlarne è il giornalista Francesco Alberoni nell’articolo “il bullismo si elemina con la scuola competitiva” pubblicato dal Corriere Della Sera, egli scrive <> Quindi un gruppetto prende di mira i più deboli e la loro azione viene legittimata dalla vigliaccheria e anche dalla derisione da parte degli altri. A riguardo Marina, in un suo articolo sull’Avvenire, racconta la vicenda di un ragazzo Down picchiato dai suoi stessi compagni perché tale, e ripreso in un video che spopolerà sui social network per giorni. Presa visione di questo, la giornalista fa notare con molto dolore le risate dei venti ragazzi che lasciando fare, assistono alla scena. Inoltre scrive <> Ma perché non temono nessun giudizio? Purtroppo i ragazzi il più delle volte rimangono impuniti, perciò si sentono ancora più autorizzati. Sempre Francesco Alberoni, nell’articolo poc’anzi citato, affronta questo tema dicendo che il bullo non va né ammonito, perché si farebbe vanto del richiamo verbale, né espulso, poiché potrebbe essere disastroso dal punto di vista sociale. Perciò lui vede come soluzione quella attuata da alcuni magistrati che hanno mandato i bulli a lavorare in un centro assistenza ai disabili per insegnare loro che la società civile non consente al prepotente di opprimere il più debole. Inoltre sostiene <>, quindi non livellando tutti come si è sempre pensato. E continua dicendo <> Dunque gli insegnanti hanno un ruolo fondamentale per prevenire questo fenomeno, dovrebbero fare attenzione ai comportamenti dei ragazzi, come un eventuale isolamento sociale o numerose assenze. Non a caso a partire dal 2017 16 mila docenti italiani di ogni ordine e grado di scuola saranno formati per l’acquisizione di competenze psico-pedagogiche e sociali per la prevenzione del disagio giovanile nelle sue diverse forme. Ma qual è il motivo che spinge questa nuova generazione ad atti di bullismo? Davide Rondoni, nel suo articolo “Scuola, ipocrita chi si scandalizza” pubblicato da Il Tempo, spiega <> Di conseguenza è facile essere considerato diverso, nasce la paura di “essere perdenti” e questo porta a non accettare sé stessi. Ma come si fa a dire ai giovani di puntare sui valori e sugli ideali quando la logica corrente ribadisce “fatti furbo, fatti valere, vedi di cavartela comunque e occhio per occhio dente per dente”? Infatti <> come scrive Matt Bomer. Lo stesso Rondoni conclude dicendo che bisogna insegnare a voler bene e desiderare la libertà. Il medesimo messaggio si trova alla conclusione di un monologo sul bullismo recitato dall’attrice Paola Cortellesi:<< Stamattina sono entrato nella palestra di scuola mia e ho puntato il più carogna dei miei compagni. L’ho guardato fisso negli occhi e ho pensato che volevo sconfiggerlo, così l’ho abbracciato e ho vinto io!>>
Elena Mazzurco Masi IV A

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