Moni Ovadia: “Le mie ‘Supplici’ di Eschilo richiedenti asilo più tutelate di oggi”

supplici

Articolo pubblicato il: 13/04/2015
Moni Ovadia è al lavoro a Siracusa per la messa in scena di ‘Le Supplici’ di Eschilo, al Teatro Greco, nell’ambito del cinquantunesimo ciclo di spettacoli classici in programma al Teatro greco di Siracusa dal 15 maggio al 28 giugno prossimi. Del testo di Eschilo Ovadia firma la regia e interpreta il ruolo del re di Argo, Pelasgo. Una messa in scena dove forte sarà il parallelismo con gli emigranti di oggi. “In ‘Le Supplici’ le protagoniste sono delle ‘richiedenti asilo’ dell’epoca, per raccontarle in questo modo non serve nessuna ‘lettura’ o ‘forzatura’ è la loro condizione. Una condizione non debole, più forte di quella di chi oggi è nella stessa situazione”, spiega il drammaturgo, scrittore e compositore, all’AdnKronos.

“La tragedia di Eschilo ha inscritta in se, con forza, anche la questione della democrazia, come testimonia il mio personaggio che per decidere se ospitare o meno le supplici deve avere il consenso del popolo”, sottolinea poi Ovadia. La tragedia racconta appunto delle Danaidi che cercano rifugio ad Argo, dell’accoglienza che riserva loro il re Pelasgo, della decisione dell’assemblea cittadina di accettarle e della tutela che ricevono anche di fronte alle minacce di guerra dell’Egitto.

“L’accoglienza delle figlie di Danao alla fine è decisa dal popolo -sottolinea Ovadia- ed è una accoglienza totale, al punto che alla fine Pelasgo dice loro che possono alloggiare nel palazzo reale ma se questo non gli aggrada possono girare per la città e scegliere il luogo che gli conviene. Altro che centri di prima accoglienza”.

“Del resto le supplici sono protette dal padre degli dei, da Zeus, proprio in quanto supplici e infatti le loro richieste di accoglienza sono perentorie, non umili: sanno di avere un diritto, lo stesso diritto sancito poi dalla Bibbia, ‘amerai lo straniero’, dalle parole di Cristo, ‘ciò che fai allo straniero lo fai a me’, e che oggi è sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”, sottolinea Ovadia.

Lo spettacolo sarà anche in siciliano e greco moderno: “La scelta del greco moderno è un atto politico, un riferimento all’attuale situazione della Grecia, mentre il siciliano lo abbiamo scelto per restituire con più intensità umori e sapori del testo di Eschilo”, spiega Ovadia, sottolineando poi in particolare il ruolo che nell’allestimento giocherà il cantautore siciliano Mario Incudine, curatore delle musiche, assistente alla regia, ed al quale andrà anche “il ruolo di un cantastorie, non presente nel testo originale, con una funzione di collegamento”.

Di Incudine Ovadia parla con entusiasmo, al punto di dire: “Spero di aver trovato un erede, a 70 anni devi preparare il futuro e già io, colpevolmente, non ho figli; devi preparare un futuro migliore del presente”. Per il suo spettacolo, infine, Ovadia annuncia di stare “preparando un ‘coup de théâtre’, se mi daranno il permesso per realizzarlo”, rifiutandosi poi di specificare a quale ‘trovata’ si riferisce perchè “altrimenti che ‘coup de théâtre’ sarebbe?!”.

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