I GIOVANI E L’ALCOOL

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Secondo il quotidiano l’Occidentale già a undici anni si beve.  Bere per bere: a qualunque ora e senza limiti. Come se fosse un modo per divertirsi e di cui andare fieri; l’Italia ha il record, negli altri paesi s’inizia a tredici anni.

Oramai tra i ragazzi la si vive con apparente normalità; ragazzi che vano a scuola con anche risultati soddisfacenti e che la sera sembrano presi da chissà quale voglia di smarrirsi.

Per i teenagers ubriacarsi è, oramai, diventata una moda. I ragazzini si vantano di aver preso sbornie incredibili.

La legge vieta di somministrare alcolici al disotto di sedici anni, ma i “fortunati” che non trovano lo stupido venditore disposto a vendere alcol anche ad un bebè pur di fare soldi, aggirano i divieti portandosi le bottiglie da casa, o comprandole nei supermercati.

Bere fa più morti della droga fra i giovani.

Il sabato sera al pronto soccorso il fenomeno è ormai una routine, arrivano genitori ignari, e disperati, ai quali verrebbe da chiedere se conoscono un po’ i propri figli, che sono lì, vittime d’incidenti perché ubriachi, o che finiscono in coma etilico.  Anche al parco, ci si va con buste di bottiglie di birra, e tutti insieme, si beve, aspettando di intontirsi, fino a vomitare ridendo…

C’è da chiedersi se sia veramente colpa dei giovani, o se sia imputabile a loro solo in parte. E’ del tutto vero che socializzare non vuol dire scolarsi sette o otto birre in compagnia, ma è anche vero che oramai per i giovani è diventato difficile andare a divertirsi. Sono finiti i tempi che ci raccontano i nostri genitori, quando le strade prive di macchine erano piene di adolescenti che giocavano a pallone.

In molte città questo aspetto non viene nemmeno preso in considerazione. Si permette di aprire sempre nuove birrerie e luoghi dove si può solamente bere, in più a decine, uno dopo l’altro, nelle piazze centrali che diventano luoghi di ritrovo. Attività pulite non ne esistono quasi più ed è come se il divertimento stia cedendo il passo allo sballo.

Sembrerebbe che per questi ragazzi non ci siano passioni, allegrie, progetti e che l’unico modo per andare a passare una serata in compagnia sia a quattro piedi dietro una stradina.

 

Per molti di loro bere non è un problema, e quelli che lo ritengono tale, sono convinti di saperlo gestire. Una volta bere era sinonimo di degrado morale per tutte le classi sociali, dalle più basse fino alle più agiate; ora, invece, bambini di 11 o 12 anni si aggirano per la piazza con bicchieri pieni di strane bevande che magari nemmeno berranno, ma che li fanno sentire fighi agli occhi degli altri. Uno dei problemi più seri dell’alcol è che è una forma di dipendenza, e come forma di dipendenza spinge a provarne di nuove. In poche parole chi fa dell’alcol un vizio è molto probabile che si apra verso nuove forme di sballo come le droghe pesanti! Come sorge dal sondaggio per il 70% dei casi è proprio un parente a fare assaggiare per la prima volta al bambino un goccio di spumante, birra o vino che sia. Dal mio punto di vista questo può essere solo un bene se trattato con moderazione. E’ un po’ come il “ Non guardare giù”, è ovvio che se dici ad un ragazzino di non fare una determinata cosa, si alzano le chance che lui la faccia; così come far capire ai bambini che l’alcol non è nulla di proibito né tantomeno nulla di magico e di incredibile da vedere come sballo segreto e raro più adrenalinico di un viaggio sulle montagne russe.

Basterebbe poco a rendere il mondo un posto più sicuro, bisognerebbe partire dalla mentalità, perché solo abbandonando questa stupida mentalità dello sballo si potrebbe arrivare a capire che un bowling, un cinema e un teatro sono mille volte più divertenti di un sottoscala adibito a bar.

ANDREA PAPPALARDO II A

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