IL SENSO DEL TEMPO TRA CLASSICITA’ E RINASCIMENTO Il tempo vola, ma noi siamo i piloti!

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Il Tempo…Molti hanno spiegano, o per lo meno ci hanno provato, a dare un significato a questa parola che è una sorta di spada di Damocle della razza umana sin dalle sue origini, ma che cosa è, dunque, il tempo? Occasione, momento opportuno, condizione favorevole ci suggerirebbe il dizionario, eppure esso racchiude un significato molto più profondo e complesso da spiegare, come ci dimostra anche Sant’Agostino il quale affermò che se non gli fosse stato chiesto avrebbe saputo che cosa era il tempo e, nel momento in cui gli fosse stato chiesto, non avrebbe saputo rispondere. Pertanto, come è prevedibile da una cosa così affascinante e al tempo stesso pericolosa, sin dall’alba dei tempi l’uomo ha cercato di riflettere sugli aspetti più profondi del tempo e della sua caducità.

Eraclito, filosofo greco del VI secolo a.C., per esempio, esprime con la sua espressione Panta Rei (Tutto Scorre) l’effimera durata di qualsiasi situazione e l’instabilità della condizione umana, la quale, a causa dell’ineluttabile scorrere del tempo, è in continuo mutamento. Prima di lui, anche Omero ha fatto un’allusione riguardate la velocità con la quale il tempo scorre inesorabile; egli, infatti, nell’Iliade, durante il duello tra Glauco e Diomede narra di come il primo, alla richiesta di quale fosse la sua discendenza, paragona le stirpi degli uomini alle foglie portate dal vento e dipingendo, appunto, l’instabilità del genere umano. Un altro pensiero in riguardo ci è dato, invece, nel De brevitate vitae da Seneca; egli per spiegare bene le sue riflessioni divide la vita umana in tre momenti, passato, presente, futuro. Il presente è breve; il futuro incerto; il passato sicuro. L’unico momento che non è più sotto il controllo della morte ed è, ormai, da considerarsi unica proprietà dell’uomo è proprio il passato. Tuttavia questa cosa non è valida per tutti, perché soltanto il saggio, che ha sempre impiegato bene il proprio tempo, alla ricerca della virtù, può richiamare alla memoria, con orgoglio, il passato, riesaminando i momenti trascorsi a proprio comando e piacere, mentre gli altri uomini, troppo impegnati in mille attività, non si voltano volentieri al loro passato, per timore e vergogna del tempo che hanno inutilmente perso. Tramite questa spiegazione, Seneca afferma che la vita non è troppo breve, ma sono gli uomini a renderla tale perché non sanno ben impiegarla (vita, si uti scias, longa est). Orazio, ispirandosi ad alcuni aspetti della filosofia epicurea (la conoscenza dei limiti dell’uomo e della sua natura, accontentarsi di poco e avere il senso della misura), elabora il famoso pensiero del Carpe Diem contenuto nel Carme I e dedicato a Leuconoe; egli invita la propria amata a non sciupare il presente per indagare su un domani incerto, di cui non siamo padroni, nel vano tentativo di conoscere il proprio destino, mettendola in guardia dalla volontà degli dei. Il futuro non deve essere motivo di vane speranze e paure ma occorre vivere con intensità e assaporare ogni attimo della vita come se fosse l’ultimo. Un altro grande poeta che trattò la fugacità del tempo è senz’altro Catullo, il quale nel Carme V invita Lesbia, la donna amata, ad abbandonarsi alle gioie dell’amore e vivere queste in maniera intensa; le ricorda, inoltre, che il sole tramonta e rinasce, invece la vita dell’uomo è breve e seguita da una notte eterna. Bisogna, pertanto, godere dei sentimenti dell’amore per fronteggiare l’inesorabile fuga del tempo. Le parole di Catullo verranno poi riprese e rielaborate da Torquato Tasso nell’Aminta durante il VI secolo. Negli ultimi versi del coro, con i quali si chiude il primo atto, egli mostra una struggente malinconia; invita gli uomini a non sprecare il poco tempo concesso loro per godere dell’amore ed essere felici, prima del sopraggiungere dell’ eterna notte che nasconderà la breve luce del sole. Il trascorrere del tempo viene reso, così, dall’antitesi fra breve luce ed eterna notte visti come contrapposizione di vita e morte. Riprendendo il concetto Oraziano, Lorenzo De’ Medici scrive il Trionfo di Bacco e Arianna, un canto dedicato al dio del vino, Bacco, accompagnato dalla sua sposa, Arianna. In questa ballata troviamo delle descrizioni intervallate dal ritornello chi vuol essere lieto, sia | di doman non c’è certezza con il quale Lorenzo vuole esprimere quanto sia gioiosa, ma anche effimera, in quanto solo di passaggio, la giovinezza; egli dunque invita a godere di ogni momento di felicità visto che questi passeranno assai velocemente e che non si possono conoscere gli avvenimenti futuri. Questo testo presenta una caratteristica assai originale ed affascinante, ovvero quella di usare una vivacità assai marcata per esprimere un concetto così amaro. Il tema del tempo, perciò, unisce poeti e cantanti di ogni generazione. Essi ci trasmettono le loro emozioni, la loro saggezza e spesso la loro malinconia e le loro paure per qualcosa che non conoscono. Noi siamo soggetti al tempo, in quanto il nostro ciclo vitale inizia con la vita e si conclude con la morte: quindi è un arco di tempo ben preciso. La società moderna è caotica, frenetica e stressante e non facciamo altro che correre, correre e correre senza accorgerci che il tempo passa e non torna più indietro! Quelli che eravamo ieri oggi non lo siamo più, il tempo passa così velocemente che non ce ne rendiamo conto. Quindi dobbiamo vivere senza mai dimenticare qual è il dono più grande che possediamo o permettere che qualcuno distolga la nostra attenzione da esso perché…il tempo vola, ma noi siamo i piloti!

Fabio Schilirò IV A

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