Ombre di paura

salvatore sangani

 

La giornata non era mai stata cosi tranquilla , breve e priva di qualunque problema. Questo pensava l’uomo addetto alla sicurezza della villa la cui proprietaria era un’anziana signora,  molto ricca tanto da avere al suo servizio molti servi e guardie.  Quest’ultime erano sempre a guardia del cancello poiché la padrona era parecchio paranoica e  amava la sicurezza della sua casa;  ogni giorno stabiliva i turni di guardia in modo da rendere più agevole il lavoro dei custodi ed evitare i litigi; ciò che ella pretendeva dai suoi uomini era giustificato dalla sua stessa ricchezza.

Ebbene quando si era in tanti non era particolarmente difficile ispezionare regolarmente la casa e fare attenzione a chiunque si presentasse;  ma come spesso accadeva l’anziana si spostava di tanto in tanto in città per fare compere ed ella pretendeva che le sue guardie le stessero vicino, tutte, tranne una che ovviamente doveva sorvegliare la villa durante l’assenza della padrona. Un compito così importante richiedeva una grande responsabilità considerando soprattutto le dimensioni della casa: cinque bagni, camera della padrona,  stanze per i servi,  cucina,  salotti con oggetti molto preziosi e anche un bel giardino dove vi era una bella fontana nonché un bel prato con fiori coloratissimi che vedevano il loro maggior splendore in primavera stagione nella quale la padrona svolgeva i suoi lavori di giardinaggio oppure  dove ordinava ai servi di preparare la colazione dal momento che giornate così  belle, a suo parere, non dovevano essere sprecate. La guardia era sola poiché  la padrona aveva lasciato la villa con il resto delle sue guardie.  Egli avrebbe potuto finalmente concedersi un po’ di riposo dopo questo lento  trascorrere del tempo; stranamente la signora, nonostante si erano fatte le 9,  non tornava e l’ uomo cominciava a preoccuparsi sia per il fatto che temeva per l’incolumità della sua padrona sia perché doveva difendere un’area molto vasta rispetto alle sue possibilità. Nell’attesa passeggiava avanti e indietro, sempre più inquieto e incapace di ragionare, e intanto il tempo scorreva,  più veloce di quanto scorresse in passato.  Ormai era tardi e bisognava fare il regolare giro di ispezione affinché ci si assicurasse della tranquillità del posto;  se non fosse stato in quella situazione non lo avrebbe mai fatto, ma egli abbandonò il cancello e girò per tutta la casa. I servi erano già andati a dormire e il custode era solo in un ambiente ostile  con un buio tetro e una semplice torcia. Fuori vi era una bellissima luna piena la quale illuminava certe aree delle casa e permetteva una discreta visione del luogo circostante; egli si fermò a contemplare quel bellissimo spettacolo che da sempre lo aveva affascinato ma altresì un po’ impaurito: la luce infatti è l’origine dell’ombra e quest’ultima può fare brutti scherzi. Invano, cercava di tranquillizzarsi e di non perdere il controllo affinché non si distraesse dal suo compito e non cadesse in preda al panico. Eppure, nonostante il suo intento di mantenere la calma, la situazione cominciava a divenire drammatica; mentre ispezionava il salotto,  un’ombra  attirò la sua attenzione: era parecchio strana, simile ad un uomo ma con le sembianze di un animale. Pensò che fosse una sciocchezza dovuta a una sua paranoica proiezione mentale; si rincuorò, senza un mal celato timore. La sua imprudenza evidenziava la paura che un ambiente poteva creare e ignorarla non era saggio. Nonostante cercasse di dimenticare ciò, i suoi pensieri erano totalmente rivolti a quel fatto che lo portava spesso a girarsi di scatto per evitare di essere colto di sorpresa, nel caso ci fosse un intruso. L’ombra di certo non lo poteva seguire  all’interno di un’altra stanza ma in quest’ultima  sentiva degli scricchiolii e dei passi: forse era un servo alzatosi per qualche motivo o le pareti della cucina, vecchie e da sempre rumorose, ma il rumore diveniva sempre più forte e insopportabile a tal punto che si impaurì talmente tanto che riusciva a stento a camminare. Non ebbe il tempo di spostarsi che anche la torcia si esaurì, ma non si perse d’animo e aprì tutte le tende  affinché avesse più luce lunare e riuscisse a trovare altre pile. Era di nuovo soggetto alla paura: dagli angoli che dividevano un corridoio dall’altro vedeva ombre di ogni forma e genere, le quali ovviamente assumevano le forme dei vari oggetti della casa ma vi era sempre l’ombra metà uomo e metà animale. Il custode sospirava e parlando tra sé cercava di trovare il coraggio. Con uno scatto si avvicinò all’ombra ma questa scomparve , come se ci fosse un uomo. Controllò più volte ma non trovò nulla. Improvvisamente gli venne l’idea di accendere le luci, poiché tutta questa paura lo aveva totalmente sconcertato e confuso. Ma neanche queste funzionavano e quindi dovette affidarsi alla luna.

Ora era ritornato in salotto e si fermò ad osservare l’orologio, il quale incuteva in lui un certo timore poiché ogni attimo, ogni secondo, ogni suo respiro era determinante per lui, e non voleva altro che il ritorno della sua padrona con il resto delle guardie. Sembrava che stesse impazzendo ma non cedette così facilmente perché non dubitava delle sue capacità.  Ma ancora una volta l’ombra ritornò e sempre dall’angolo ma più vicina e minacciosa di prima; ora egli doveva prendere una decisione: avvicinarsi nuovamente al pericolo o gridare aiuto, sperando che  i servi lo sentissero? Tutto era nelle sue mani. Scelse la prima opzione ma questa volta però, optò  per un approccio furtivo perché la carica non poteva nulla in confronto all’astuzia, e così si avvicinò lentamente e con il cuore in gola. Sentiva il suo battito cardiaco, il quale diveniva sempre più forte man mano che egli si avvicinava sicché quando fu molto vicino pensò che fosse giunto il momento di passare all’attacco, e con l’ennesimo scatto abbandonò la furtività e corse incontro all’ombra . Non ottenne alcun risultato poiché quest’ultima scomparve ancora una volta e non riapparve neanche quando egli si voltò, dopo  essersi allontanato. Girò ancora per la casa, cercando di ragionare e capire quello strano essere: «Se avesse cattive intenzioni , farebbe lei la prima mossa ma credo che si stia prendendo gioco di me e questa situazione non mi piace affatto. E’ probabile che la rincontrerò ma a tal punto sarò più furbo di lei» . Disse così e ridacchiò in silenzio. Dopo aver girato per tutte le altre stanze della casa e aver sentito nuovamente quei passi, ritornò in salotto per la resa dei conti. Vide ancora una volta l’ombra e più vicina che mai; questa volta alla sua presenza si aggiunsero quei passi e l’ombra scomparve per poi riapparire e scomparire nuovamente: gli sembrò di impazzire, delirava e si accasciava, fin quando, in preda al terrore, urlò. Improvvisamente si accesero le luci ed egli vide la sua padrona con il resto dei servi. Ora era tutto chiaro: la misteriosa ombra era la padrona , la quale aveva comprato in città un costume di carnevale mentre le guardie si rivelarono i responsabili di tutti quei strani rumori.  Essi si complimentarono con il loro collega per aver superato la prova ed essere riuscito a resistere così a lungo. Ma le sorprese per lui non erano ancora finite: la signora gli aumentò lo stipendio e gli promise altresì una vacanza per rilassarsi e per essersi dimostrato un custode fedele e coraggioso.

All’inizio rimase un po’sbalordito sia perché non riusciva a capire come la padrona si spostasse tanto velocemente a tal punto da non essere scoperta sia perché non si sarebbe mai immaginato una cosa del genere. Nonostante ciò, mise da parte ogni dubbio e accolse con gioia tutta la vicenda .

Il racconto prova che la paura è sicuramente il sentimento più incomprensibile  ma a volte quest’ultima si rivela amica dell’uomo poiché grazie ad essa, la nostra forza aumenta e diveniamo più capaci di ragionare, riflettere e apprendere dalle esperienze passate. Ciò che è successo alla guardia può essere considerato come un insegnamento: la prudenza non è mai troppa e nondimeno la responsabilità o piuttosto che il sentimento di difesa. La guardia avrebbe potuto cedere immediatamente e fuggire, ma non lo ha fatto poiché vede nella sua padrona come una piccola figlia da proteggere insieme ai suoi colleghi. Il sentimento di appartenenza ad una sorta di famiglia o qualsiasi gruppo conferisce più forza di volontà nell’affrontare situazioni avverse che sebbene all’apparenza possano sembrare  strane, sono del tutto chiare anche con la presenza di un pizzico di comicità.

 

Salvatore Sangani II A

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