NON POSSIAMO RESTARE A GUARDARE!

Il bullismo, fenomeno che consiste in una serie di prepotenze, umiliazioni, piccole o grandi torture psicologiche che uno o più ragazzi riuniti in un ”branco” infliggono ad altri ragazzi nell’ambito scolastico, per strada o nei luoghi d’incontro dei giovani, è molto più diffuso di quanto si creda. Leggendo i giornali o ascoltando i notiziari è sempre più frequente imbattersi in notizie riguardanti casi estremi di bullismo fra gli studenti delle varie scuole di ogni grado. Inoltre le vittime del bullismo finiscono per sentire di non poter fare a meno di partecipare a questo ”gioco”, almeno che non ci sia un forte e costante aiuto da parte di altre persone, magari adulte, che fungono come riferimento e punto d’appoggio.

Il giornalista Francesco Alberoni, nell’ articolo ”Il bullismo si elimina con una scuola competitiva” pubblicato dal Corriere della Sera il 3-12-2006 spiega che fra i ragazzi si sono sempre formati gruppi che mirano al potere, a imporsi sulla massa degli altri. Di solito si raccolgono attorno a un capo particolarmente intraprendente o arrogante o violento. E’ questo il bullo. I ragazzetti di questo capo sono arroganti, sprezzanti, schiavizzano i più deboli e se li trascinano dietro, mentre tutti gli altri chinano la testa come pecore. Ma la via maestra per evitare il bullismo è un’ altra: favorire la competizione di squadra. Rilevante è ciò che è accaduto ad un ragazzo down picchiato dai bulli di cui ne parla Marina Corradi nall’ articolo ” Quella meschina prodezza esibita su Internet” pubblicato da Avvenire il 14-11-2006. Il ragazzo, maltrattato in aula dai compagni, fu ripreso in un video rimasto su Internet per alcuni giorni e i compagni non hanno avuto alcun timore nel pubblicare in rete la loro prodezza, essere riconosciuti e non hanno nemmeno temuto le reazioni o giudizi di genitori o insegnanti. Inoltre ciò che ancora appare impressionante è che nel video vi sono anche altri venti regazzi che, invece di intervenire, ridendo, hanno leggittimato ancor di più quanto si stava facendo. I compagni hanno affermato che avevano fatto ciò per gioco, scherzo dei forti e idioti che sono incapaci di rispettare un uomo. Il giornalista Raffaello Masci, in un articolo pubblicato da La Stampa il 17-11-2006 intitolato ”Nonnismo a scuola per 8 studenti su 10”, riportando le preoccupanti cifre, dichiara che il 78% dei ragazzi che fraquentano le scuole elementari e medie, solo nell’ultimo anno, hanno fatto i conti con episodi di prevaricazione esercitata da ragazzi nei confronti dei loro coetanei, il 17% ammette di aver minacciato almeno una volta, mentre il 14,5% confessa di essere venuto alle mani. Per quanto riguarda gli atti di vandalismo contro le strutture scolastiche, le cose stanno ancora peggio: nell’ ultimo anno 500 scuole sono state allagate, incendiate, infestate da insetti o topi, bombardate o derubate e al loro interno, secondo il 22% di ragazzi che sono stati intervistati, si spaccia regolarmente droga. Ruggiero Guarini, nell’ articolo ” La crisi d’ autorità in classe è figlia del 68”, pubbicato dal Corriere della sera il 3-12-2006, annuncia che i giovani, che compiono questi atti, hanno preso esempio da quanto precedentemente compiuto dai loro padri nel ’68. Anche in questo periodo infatti vi sono state contestazioni giovanili e atti di superiorità all’ interno delle scuole. I professori assistevano imponenti senza osare alzare un dito a tutto quanto attuato dai giovani ribelli che avevano trasformato la scuola in una fiera e in un bazar con i loro comportamenti. Infine Davide Rondoni, in un articolo pubblicato da Il tempo il 15-11-2006 intitolato ”Scuola, ipocrita chi si scandalizza” afferma che siamo in un’ epoca autoritaria, ed ecco davanti ai nostri occhi dei divertimenti da schiavi, dei passatempi da incarcerati, degli sfoghi da condannati. Non si risolve nulla con la sociologia. Non bastano le riforme della scuola. Occorre voler bene. Cioè orrorre , per sè e per i proprio figli, desiderare la libertà. Quella vera, che fa amare con ardore e tenerezza la vita.
Russo Giorgia IV A

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