La Scuola: il nuovo vaccino contro il bullismo

Il bullismo è senza alcun dubbio la più turpe forma di superiorità fisico-psicologica nei confronti di soggetti considerati più sensibili e dunque suscettibili a eventuale tipo di ritorsione nei loro confronti. La conoscenza di tale fenomeno avviene dapprima all’interno delle scuole, laddove la presenza di ragazzi , genericamente più grandi, risulta essere un problema per chi, appena entrato a far parte del nuovo sistema scolastico, viene continuamente messo a dura prova lungo l’arco del suo ciclo di studi. Putroppo, oltre alla violenza fisico-psicologica, i mezzi odierni consentono di accedere ad un’elevata vastità di tecnologie; ma a volte queste risultano essere utilizzate in modo improprio per imporsi sugli altri e manifestare le debolezze altrui in rete, specialmente nei social network (Facebook, Twitter, SnapChat). Questa forma di bullismo è meglio definita cyber-bullismo e non è assolutamente inferiore alla precedente, in quanto comporta un notevole detororiamento della psiche della vittima di fronte al mondo intero.

L’analisi del fenomeno presuppone una sua nascita che in tal caso sarebbe opportuno prevenire; tuttavia sembra che misure di tutela dei ragazzi non siano sufficienti per garantire un’efficace prevenzione. Che il bullismo nasca direttamente ed esclusivamente nell’ambito scolastico, diviene dunque un’ipotesi potenzialemente escludibile, secondo quanto afferma Paola Vinciguerra, psicologa presidente dell’Eurodap(associazione europea contro disturbi e attacchi di panico) in base ad un’indagine condotta su 600 persone. L’identikit del problema ha dei tratti purtroppo spiacevoli: le famiglie inesistenti, l’eccesso di videogiochi violenti e la mancanza di regole domestiche sono alla base del bullismo, che risulta dunque essere sconosciuto e ignorato persino da coloro che lo praticano:” Il dato più interessante e allo stesso tempo preoccupante è che il 70 per cento delle persone che hanno risposto al sondaggio online, quelle con un’età compresa tra i 18 e i 45 anni, considerano il bullismo unicamente come comportamento di trasgressione sociale, come può essere quello di vestirsi in maniera appariscente riempiendosi di piercing, per esempio”. L’indagine di Vinciguerra esplicita dunque un’amara realtà: i genitori non ritengono il bullismo un problema su cui porre attenzione e i loro figli, non ricevendo alcuna educazione familiare, non si rendono conto dell’ampiezza del fenomeno. A volte, purtroppo, la gravità del fenomeno si estende anche ad altre situazioni molto più serie: secondo un articolo di Francesco Alberoni pubblicato sul Corrirere della Sera il 03/12/16 “Il bullismo si elimina con una scuola competitiva” sempre più ragazzi si divertono a picchiare i loro compagni e perfino a violentare le ragazze pubblicando poi i video delle loro prodezze su Internet. Da qui pertanto la profonda connessione che si innesta tra bullismo e cyber-bullismo; ovviamente l’atto di violenza sessuale e pestaggio coincide, secondo Alberoni, con un tentativo di ribellione e egocentrismo da parte dei bulli. E’ dunque una sorta di legge primordiale, una legge del più forte, una legge che è fatta per i leoni, radunati attorno ad un capobranco, contro un gregge di pecore; la più debole di queste viene continuamente vessata, mentre le altre si limitano a chinare il capo. La prevenzione, specie dei fatti più spiacevoli, diviene dunque una questione di assoluta necessità sicché la frequenza del fenomeno diventi nulla: per garantire questa prevenzione ci dimostriamo più favorevoli ad attuare una riforma scolastica che coinvolga tutte le scuole di ordine e grado. La famiglia non riesce spesso ad educare sufficientemente i giovani o non li educa affatto, perciò la scuola, luogo in cui i ragazzi trascorrono gran parte della loro giornata, deve avere questo compito e attuarlo attraverso la sua funzione: insegnare; ma che cosa insegnare? Tutto, dalla musica all’arte, dalla storia alla matematica, dalla chimica all’italiano, instillando allo stesso tempo nei ragazzi una sana competitività che li porti a gareggiare e confrontarsi, ma allo stesso tempo comprendere il bisogno del compagno per conseguire determinate mete e usufruire degli insegnamenti scolastici nella vita quotidiana :”I nostri ragazzi dovrebbero andare a scuola tutto il giorno e, oltre a star seduti sui banchi, fare lavori, sport, arte, musica, teatro, ma all’interno di gruppi che si affrontano, che competono. Così in ciascuna squadra i leader emergono in base al loro valore, e tutti sono orgogliosi di partecipare perché si sentono parte di un noi , in cui trovano una identità, ed esprimono se stessi” , queste sono le parole di Alberoni per prevenire il bullismo.
Sarebbe ammirevole che le scuole addottassero questo sistema scolastico a fin di bene; tuttavia si potrebbe muovere un’opposizione davvero significativa, qualora gli studenti manifestino i loro comportamenti violenti e aggressivi nell’eccesso della competitività scolastica. Potrebbero finire col denigrare chi non dimostra di essere valente nelle attività; l’unica soluzione rappresenta l’ammonimento e l’eventuale espulsione dei ragazzi più problematici. La politica italiana si è dimostrata spesso piuttosto favorevole a provvedimenti di tal natura, e così scrive Enrica Denasio il 6 febbraio nell’articolo ” Elena Ferrara porta avanti la lotta contro il bullismo con un nuovo disegno di legge” :”Elena Ferrara, del Partito Democratico, aveva firmato un disegno di legge che prevedeva delle vere e proprie punizioni – in senso legale – per chi commette atti di bullismo. Tale procedura è utilizzata anche per lo stalking e permette l’ammonimento verso il bullo “.
Si contrasta l’antitesi con la fonte di Alberoni, che sempre nell’articolo ” Il bullismo si elimina con una scuola competitiva” afferma a gran voce:”espellere dei ragazzi per poi lasciarli in strada è estremamente dannoso. Sono perciò stati molto bravi i magistrati che hanno mandato i bulli a lavorare in un centro di assistenza ai disabili, insegnando così loro che la società civile non consente al prepotente di opprimere il debole, ma deve aiutarlo”. Con Alberoni proviamo che se veramente la politica deve effettuare un intervento decisivo nella cessazione di atti di bullismo, occore scegliere una via più significativa che miri a puntire il bullo non con una previdibile e pericolosa sanzione: questa infatti darebbe solo un motivo di vanto al bullo istigandolo a compiere qualcosa di enormemnte più grande. La prevenzione è dunque la migliore arma contro ogni avversità , ma deve essere guidata da solidi principi educativi e da uno Stato altrettanto forte che operi con provvedimenti adeguati e più volte vantaggiosi.
Salvatore Sangani IV A

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