Il potere dei doni

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Il dono è forse uno dei più grandi regali che la vita possa dare. Ha sempre una connotazione positiva, di qualsiasi dono si tratti. – La musica è un dono – o -Tu hai il dono della scrittura -, sono frasi che chiunque ha sentito almeno una volta nel corso della sua vita; ma perché si va ad associare una capacità col sostantivo dono? Il dono è per definizione ciò che viene dato con assoluta spontaneità, cioè una liberalità d’animo che non richiede uno scambio. O almeno apparentemente. Aldilà dei doni materiali o di quelli pratici come un regalo di compleanno o la dote della scrittura, doni sono anche ciò che noi riteniamo come fondamentale per un essere umano: la vista, l’udito, le gambe sono intesi, spiritualmente e laicamente, come doni: – Dio mi ha donato la vista – ! Anche in campo spirituale però l’esclusione del ricambio dei favori è solo apparente.

Dio ci ha dato la vista per poter ammirare ciò che lui ha creato, Madre Natura concede il dono della scrittura ai grandi poeti per poter allietare chi, magari, di lieto ha ben poco. Chi è stato premiato con un dono ha quindi un determinato potere su qualcosa o qualcuno; può quindi esser inteso il dono come forma di potere? La risposta può essere soggettiva; se ci guardiamo indietro con sguardo indagatore possiamo anche trovate diversi esempi di doni andati a sconvolgere interi continenti. Senza nemmeno andare così tanto indietro nella storia, possiamo soffermarci sulla figura di Hitler, probabilmente uno dei migliori oratori che il mondo abbia mai ospitato. Far passare un’idea folle per una condizione giusta e necessaria è davvero lavoro non da poco, ma che egli fece con assoluta maestria e facilità con il dono della retorica. E pensare che egli scoprì di essere un bravo oratore soltanto a vent’anni quando intratteneva discorsi dietro i banconi dei bar di Monaco di Baviera! Il dono che ricevette gli portò fortuna, aiutandolo a scalare gradi della politica tedesca in men che non si dica; certo, tutti sappiamo che fine ha fatto, ma questa è un’altra storia.
D’altronde chi non ha mai sognato di avere nelle proprie mani tutto il potere che uomini come Hitler, ma anche Obama, Putin o addirittura Taylor Swift e i Beatles, hanno o hanno avuto? Credo, francamente, che il potere e l’influenza che certa gente ha sul pubblico sia motivo di invidia per la quasi totalità degli uomini. Il dono, però, aldilà di come è stato presentato nelle righe precedenti, non deve esclusivamente essere innato. Abbiamo detto che è un potere, una sorta di energia che permette di mettere in moto macchine con una forza del tutto diversa da quella degli altri; e, proprio come un’energia che non si crea ma si trasforma, i doni quasi mai appaiono dal nulla e deve essere l’uomo a saperli reperire. Come i Beatles che da bambini hanno preferito andare a prendere lezioni di musica anziché andare a giocare a pallone, tutti noi dobbiamo essere bravi e fortunati nel saperci aprire le strade giuste per poi andare a trovare quel dono frutto di fatiche e scelte. Certo, c’è pure chi il dono lo fa comparire dal nulla, come fece la Chiesa nel Medioevo con la Donazione di Costantino. Esso portava come data 30 marzo 315 d.C. e rappresentava una donazione da parte dell’imperatore Costantino al Papa Silvestro I, nella quale affermava il potere e la superiorità della chiesa di Roma sull’Impero e sulle chiese patriarcali d’oriente. Nel 1440 il filologo italiano Lorenzo Valla attraverso una serie di studi lo svelò come un falso risalente al 750. Un documento falso che la chiesa per secoli usò per reclamare la propria autorità in ambiti a lei non competenti. Una truffa insomma per aprirsi delle porte dove se no sarebbe stato difficile operare. Sulla funzione della Donazione di Costantino gli storici si sono divisi nel corso della storia per ammirazione e sdegno; c’è chi, infatti, ammira l’opera per i risultati che tentava di ottenere e per l’idea, anche se subdola, di procurarsi con un inganno, molto ben architettato nell’aspetto ma non nella forma poco attendibile per un documento del 300, i doni che, secondo la Chiesa, le spettavano di diritto. Ha cercato quindi di giustificare il proprio potere politico con un falso atto di donazione.
Il dono vero e proprio è, però, un qualcosa che si dà e non un qualcosa che si riceve. Non bisogna intendere come dono donabile il regalo di Natale, ma in modo più etereo, il dono è una parte di sé che si decide di concedere agli altri. Donare il proprio tempo alla gente che ne ha bisogno o donare le proprie conoscenze o la propria presenza per aiutare qualcuno, sono esempi di donazione vera che definiscono figure buone e giuste, veri eroi del mondo contemporaneo come i missionari o i ricercatori che senza scopo di lucro mettono al rischio la propria vita per donare un mondo migliore a chi ne ha bisogno. Un sacrificio che, a pensarci bene, è indispensabile: il dono più grande che si possa fare è quello della vita che una coppia di genitori fa per il loro figlio. Siamo tutti disposti a creare una vita, ma siamo davvero tutti disposti a mettere in pericolo la nostra, di vita, per proteggerne un’altra? Beh se vostra nonna da piccoli vi diceva che siete doni di Dio, spero che avesse ragione e che davvero siate persone disposte a rispettare tutti i doni che la Natura ci ha concesso, in primis la vita stessa. Per una questione di rispetto per chi quel dono l’ha desiderato e ha fatto di tutto per riceverlo. Come i genitori con i loro figli. Come l’uomo e il suo matrimonio con la donna che ama. E sì, in fondo anche come Andrea e l’Xbox, perché i soldi per comprarla li ha dovuti sudare facendo i lavori di casa per mesi e mesi per averli da suo padre che, a sua volta, li ha sudati giorno dopo giorno seduto sulla sedia dell’ufficio a firmare e leggere carte.
ll concetto del dono è quindi riassumibile con ciò che si desidera altamente e che si ottiene, o si dà, attraverso fatiche e dolori. Se si vuole diventare pianisti, allora si aspetterà finché le dita saranno intorpidite e doloranti; se si vuole diventare scrittori, allora si passeranno giorni interi a leggere migliaia di pagine dei più grandi di sempre; se si vuole riceve un dono, non basta aspettarlo, ma bisogna desiderarlo, cercarlo e ottenerlo.
Andrea Pappalardo III A

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