Donarsi agli esseri umani: un vantaggiò per l’intera comunità.

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È sempre stato facile cadere nella tentazione di donare un qualcosa di materiale, come il denaro o l’ultimo modello di smartphone. Si tratta di doni che ovviamente sono più che apprezzati, ma nulla può essere eguagliato al dono del tempo, della cura e del servizio. Ma come viene affermato da Enzo Bianchi, oggi non c’è più posto per il dono, ma solo per il mercato, lo scambio utilitaristico, addirittura possiamo dire che il dono è solo un modo per simulare gratuità e disinteresse là dove regna invece la legge del tornaconto. Quindi regna una sorta di egoismo, che non porterà alcun profitto, poiché l’uomo non si basa più sull’interesse della collettività, ma pensa solo alla propria persona. Theodor W. Adorno quindi afferma: «la vera felicità del dono è tutta nell’immaginazione della felicità del destinatario: e ciò significa scegliere, impiegare tempo, uscire dai propri binari, pensare l’altro come un soggetto: il contrario della smemoratezza. Di tutto ciò quasi nessuno è più capace. Nel migliore dei casi uno regala ciò che desidererebbe per sé, ma di qualità leggermente inferiore.

La decadenza del dono si esprime nella penosa invenzione degli articoli da regalo, che presuppongono già che non si sappia che cosa regalare, perché, in realtà, non si ha nessuna voglia di farlo. Queste merci sono irrelate come i loro acquirenti: fondi di magazzino fin dal primo giorno». Ma donare è una delle cose più belle che possano esistere, vedere il sorriso di una persona per la sorpresa inaspettata; però molte volte la felicità della persona non è immediata e visibile, in quanto prima che i frutti siano raccolti devono maturare. Il dono anche se magnifico molte volte, può causare delle difficoltà; ciò è anche affermato da Enzo Bianchi che sostiene che: «I cristiani sanno come nella storia perfino il dono di Dio, la grazia, abbia potuto e possa essere presentato come una cattura dell’uomo, un’azione di un Dio perverso, crudele, che incute paura e infonde sensi di colpa. Situazione dunque disperata, la nostra oggi? No! Donare è un’arte che è sempre stata difficile: l’essere umano ne è capace perché è capace di rapporto con l’altro, ma resta vero che questo donare se stessi – perché di questo si tratta, non solo di dare ciò che si ha, ciò che si possiede, ma di dare ciò che si è – richiede una convinzione profonda nei confronti dell’altro». Con ciò vuole affermare che donare se stessi non è facile, poiché significa fidarsi veramente della persona a cui uno si dona. Quindi in sostanza è l’uomo che è egoista e non vuole donare, poiché vede il dono come uno sforzo che preferisce non fare, trascurando i vantaggi che potrebbe acquistare donandosi ad una persona. Quindi donare non deve essere un sacrificio, ma un valore che accomuna tutti gli esseri umani, poiché il desiderio del bene è un’esigenza del tutto umana, e quindi fare del bene non è un super potere. Perciò non occorre essere né santi né eroi per fare del bene e donare, poiché l’arte di donarsi accomuna tutta la spiritualità cristiana di tutto il mondo. Anche perché se il vocabolo viene cercato sul vocabolario, la sua definizione sarà: dare ad altri liberamente senza compenso cosa utile o gradita.

Roberta Travagliante III A

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