DONARE ED ESSERE FELICI

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Nell’ epoca che tutti noi ci ritroviamo a vivere capita sempre meno frequentemente sentir parlare di dono. Soffermandoci sull’etimologia di questo nome con esso si indica l’atto di donare qualcosa a qualcuno in senso concreto, qualcosa che si dà o che di conseguenza si riceve senza un interesse reciproco o un tornaconto personale; invece, se ci guardiamo attorno e pensiamo al dono subito in noi aleggia l’immagine dei pacchetti di natale o del nostro compleanno che ci vengono regalati, per dono, infatti intendiamo forse qualcosa di materiale , non considerando o addirittura dimenticando che la stessa nostra esistenza lo sia.

Attraverso i mass media o attraverso i mezzi di comunicazione, come facebook capita di sentire vari appelli di aiuti umanitari, come ad esempio le pubblicità progresso, finalizzate per sensibilizzare a donare quei pochi soldi per aiutare la ricerca per le cure delle malattie ancora considerate in parte invincibili o per aiutare i bambini bisognosi. Notizia di poco più di un mese fa è quella di una ragazza residente a Londra, italo-thailandese, malata di leucemia in cerca di un donatore di midollo osseo; i parenti hanno avuto l’idea di fare un’inserzione su facebook e, fortunatamente, ne hanno trovato uno, la cui identità è rimasta segreta per motivi di privacy, compatibile in tutto con la ragazza; questo dovrebbe essere considerato un gesto di generosità disinteressata, oltre al fatto che facebook si sia dimostrato un mezzo di comunicazione molto utile, in quanto è riuscito a far arrivare questa richiesta di aiuto laddove gli stessi parenti, molto probabilmente non sarebbero potuti arrivare!
Lo stesso discorso potrebbe essere fatto per quanto riguarda la donazione del sangue, cultura, per quanto ne sappia, non così ampiamente diffusa nelle nostre zone, questo forse perché non ci rendiamo conto di poter realmente essere utili a qualcuno. Anche nell’arte molti artisti hanno voluto raccontare nelle loro opere o quadri ciò che per loro fosse il dono, come Jacques-Louis che nel 1774 nel suo dipinto Antioco e Stratonice raffigura il sacrificio di re Seleuco per il figlio innamoratosi della sua matrigna. Si narra, infatti, del figlio Antioco il quale, innamoratosi di Stratonice, e consapevole di non poterla mai amare appieno, essendo la donna di suo padre, cade in uno stato di depressione fino ad ammalarsi completamente. Il medico, Erasistrato, subito si accorse quale fosse la causa della malattia del giovane, notando le diverse reazioni del principe alla vista dei vari visitatori; vedendo Stratonice, Antioco stava meglio. Il medico parlò con il padre riferendogli solo una parte di verità ovvero che il figlio soffriva d’amore ma per la moglie del dottore, e quando il re gli disse di lasciarla il medico gli raccontò l’intera verità. A quel punto Seleuco non esitò un attimo, e anche se la perdita della sua donna gli avrebbe causato molta sofferenza, per amore del figlio decise di donargliela. Proprio questo attimo il pittore ha rappresentato nel suo quadro! Ma se non vogliamo andare troppo indietro nel tempo, al 2011 risale il film Quasi Amici, tratto da una storia vera di un ricco paraplegico e di un suo badante rozzo e con precedenti penali, che si era recato nel palazzo del paraplegico al colloquio per la scelta di un nuovo assistente, solo per aver la firma come testimonianza di partecipazione e poter comunque continuare a vivere con gli assegni famigliari dello stato. Ma alla fine Driss verrà assunto come badante e i due diventeranno molto amici, l’uno aiuterà l’altro a superare le proprie difficoltà, donando ognuno il proprio tempo e mettendo a disposizione le proprie conoscenze per rendere la vita dell’altro migliore. Alla fine del film il desiderio di Philippe, il paraplegico, che era quello di poter incontrare la sua donna amata, essendo stato fino ad allora in contatto con lei solo attraverso delle lettere, in quanto non voleva farsi vedere per il suo aspetto estetico verrà realizzato appunto da Driss, che potendosi anche approfittare del legame che aveva istaurato con il ricco Philippe, invece cercherà di farli incontrare, rendendo così il suo amico felice. Esempi di generosità d’animo come questi, nella storia di tutti giorni come anche nell’arte e nella letteratura, ce ne sono molti. Come ultimo esempio vorrei citare Madre Teresa di Calcutta, albanese di origine, che dedicò la propria vita nell’aiutare le persone in difficoltà senza avere nulla in cambio, se non la gioia nel vedere nel volto di quella gente un sorriso. Ed è proprio questo il significato che dovremmo dare alla parola dono: mettersi a disposizione degli altri e renderli felici, e di conseguenza essere felici!

Francesca Minissale III A

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