C’è una differenza tra donare e dare

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Ha ancora senso parlare di dono nella società consumistica ed egoistica in cui viviamo oggi? I magi, sacerdoti orientali che seguendo la stella cometa arrivarono alla capanna di Betlemme a portare oro, incenso e mirra senza ottenere nulla in cambio, sono personaggi superati o possono considerarsi ancora attuali? Cosa può volerci dire oggi il sacrificio compiuto da Antioco, re di Siria, nei confronti del figlio, che, innamoratosi perdutamente di Stratonice, giovane moglie del padre, si è ammalato d’amore e sta per morire, per cui il padre rinuncia alla sua amata? Sia Parmigianino sia Jaques Louis David, a secoli di distanza, ci parlano del dono come atto di abnegazione, di donazione altruistica all’altro.

Secondo l’antropologo americano Mark Anspach siamo ancora capaci di donare gratuitamente qualcosa di noi, solo per la gioia di aiutare gente sconosciuta. Egli nel suo saggio intitolato Cosa significa donare? parla di reciprocità generalizzata di una catena continua, ininterrotta, egoistica che però ha al suo vertice un giovane uomo, un tale Matt Jones che decide autonomamente e senza motivo di donare un rene mettendo in moto una catena di generosità. Infatti Mark sostiene che la vera essenza del dono è donare senza ottenere nulla in cambio, gratuitamente.
Anche il monaco laico Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose sostiene che c’è una differenza tra donare e dare: nel dare si prevede lo scambio, la vendita, il commercio, donare nasce invece da un atto spontaneo e libero.
Per alcuni però oggi la visione del dono è cambiata, perché donare significa fare pressione sul destinatario, controllarlo e privare della libertà, sottometterlo a un giogo personale, mentre donare è un’arte che deve creare felicità nel destinatario e significa annullare la personalità di chi fa il dono a vantaggio di chi lo riceve: sacrificare se stessi per valorizzare l’altro.
Forse oggi siamo più abituati ad ordinare via internet i doni da fare, stando comodamente seduti a casa, senza uscire, senza vedere ciò che si compra, senza scegliere e poi soprattutto comodamente il dono verrà recapitato a domicilio in maniera anonima e impersonale.
Sono i rischi della rete, di un mondo globalizzato, che promuove la diffusione di una nuova cultura del dono e dello scambio reciproco. In più della merce acquistata, recapitata a domicilio, non si conosce la provenienza, il tragitto compiuto.
Il dono al tempo di internet non sempre è reciproco: c’è chi scarica canzoni messe online da altri senza nessun compenso, senza dover ringraziare qualcuno.
C’è chi carica servizi nuovi di cui tutti possono usufruire, solo per il piacere di farlo.
Sembra quasi che donare sia diventato assolvere a una funzione sociale, a cui si destina una certa somma e che si adempie di mala voglia con la minor fatica possibile.

Emma Capizzi III A

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