Bullismo: emergenza sociale

Bullismo è un termine derivato dall’inglese “bully”, che indica un individuo che si serve di maggiore forza o potere per intimorire un’altra persona, ed è ormai diventato di uso comune nella lingua italiana per definire il comportamento antisociale di quei ragazzi che a scuola si mostrano prepotenti e spavaldi nei confronti dei compagni di classe più deboli ed indifesi.
Questi ultimi diventano oggetto di violenze fisiche, di aggressioni e intimidazioni, insulti ed affermazioni di disprezzo allo scopo di farsi consegnare oggetti o denaro, di una continua violenza psicologica, in quanto sono costretti ad una condizione di sudditanza, umiliazione, disagio, sovente emarginati dal gruppo-classe.

Il bullo è un vigliacco che agisce con la complicità del gruppo, protetto dal silenzio e dall’omertà, che si fa forte delle debolezze altrui, infierendo sul ragazzo più timido o che se ne sta in disparte.
Purtroppo talvolta, come riporta la giornalista Marina Corradi, le cronache giornalistiche ci informano anche di casi di bullismo su compagni di scuola diversamente abili, contro i quali il bullo di turno, invece di vergognarsi e di avere timore dei genitori o degli insegnanti, mostra le sue violenze riprese con la fotocamera di un cellulare e dopo condivise in rete. L’atto non riguarda il singolo ragazzo che lo compie ma anche il resto del gruppo da cui viene supportato e soprattutto da tutti quei ragazzi che restano immobili a guardare ed assistere allo “spettacolo”, non sentendosi interessati in prima persona. Cosa ancora più grave e non meno importante è il fatto di sminuire ogni cosa davanti ai genitori o agli insegnanti e di raccontare l’accaduto definendolo “un gioco, uno scherzo”.
Il bullismo è soltanto una delle tante forme che può assumere il comportamento giovanile non rispettoso delle regole o addirittura violento, oggi purtroppo molto diffuso nella nostra società. Pensiamo, ad esempio, al teppismo dei tifosi violenti negli stadi; al vandalismo con cui si imbrattano con scritte e disegni muri di edifici storici e monumenti; all’irresponsabilità di guidare senza casco o senza cintura.
Quali sono le cause del bullismo e in genere della violenza giovanile? Innanzi tutto, l’imitazione delle condotte devianti dei genitori o di coetanei ed amici più grandi, ma anche l’osservanza di quella subcultura dell’illegalità che regna nelle aree dove è presente la malavita organizzata. Purtroppo anche i mass-media inducono alla prepotenza e all’arroganza, veicolando immagini di violenza delle quali si potrebbe fare benissimo a meno. Il giornalista Ruggero Guarini attribuisce una delle cause del bullismo ai movimenti studenteschi del ’68. I giovani che oggi compiono questi atti hanno tratto insegnamento dai propri genitori, protagonisti dei Movimenti Studenteschi. Anche in quegli anni ci furono contestazioni e atti di superiorità all’interno delle scuole.
Per stroncare il bullismo e prevenire l’aggressività e la violenza, è necessaria l’educazione alla legalità, attraverso la condivisione dei valori dell’altruismo, della cooperazione, del rispetto reciproco e convincendosi che un sistema di regole da osservare è fondamento di ogni convivenza civile.
Il sociologo Francesco Alberoni, inoltre, ci suggerisce di non ammonire il bullo perchè trae forza dal richiamo verbale, di non espellerlo perchè potrebbe essere dannoso dal punto di vista sociale ma bensì di fare intervenire strutture sociali in cui sono presenti ragazzini diversamente abili e di fare soggiornare il bullo presso queste strutture affinchè impari ad aiutare il più debole e non a sopraffarlo.

Emma Capizzi IV A

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